L’irresistibile sostenibilità del punto vendita
L’orientamento alla sostenibilità è ormai un atteggiamento fortemente atteso dai clienti: è difficile che un’insegna o un’impresa abbia una reputazione favorevole, se non persegue delle politiche volte a migliorare il proprio impatto sull’ambiente, sulla salute delle persone e sulla società. È però anche vero che si tratta di un tema controverso quando si entra nel mondo del retail, necessariamente legato alla produzione e al consumo di massa e dunque all’utilizzo di grandi quantità di energia, materiali e risorse umane a livello globale.
Il principio fondamentale della sostenibilità è la ricerca di un equilibrio fra i fattori economici, ambientali e sociali, accomunandoli in una visione a lungo termine. Nel nostro ambito di interesse, ovvero la distribuzione, tre sono i principali ambiti di un’azione d’impresa sostenibile:
1) la riduzione dell’impatto ambientale dei punti vendita, attraverso l’abbattimento di consumi energetici e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.
2) l’attuazione di politiche volte a ridurre le emissioni, in primo luogo di CO2, derivanti soprattutto dal flusso logistico delle merci; a questo si aggiungono le azioni a livello di filiera industriale per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti offerti.
3) la modifica di parte degli imballaggi primari e secondari, prediligendo materiali riciclati o riciclabili e riducendone l’ingombro, fattore che a sua volta contribuisce a ridurre l’impatto sull’ambiente e la quantità di emissioni derivante dal loro trasporto.
Bisogna inoltre considerare l’impatto della creazione del punto vendita, della sua ristrutturazione nel corso del tempo, nonché dell’eventuale cambio di insegna che porta a svuotarlo e trasformarlo completamente. Si tratta di interventi che portano a un consumo di materiali che spesso finiscono in discarica anziché essere riciclati. Una responsabilità dei progettisti è sicuramente considerare il recupero e riutilizzo delle materie prime impiegate nel punto vendita, nonché la loro durata nel tempo.
Gli spazi di vendita sono ambienti in costante evoluzione, a causa delle sempre nuove tendenze del mercato, dello sviluppo del marchio, del ciclo di vita dei materiali e degli avanzamenti tecnologici. Un importante fattore è anche se l’immobile è di proprietà oppure in affitto, con rinnovi che si susseguono nello spazio di qualche anno: questo elemento va considerato in termini di flessibilità e reversibilità del progetto, ma anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale di questi interventi.
Fondamentale è inoltre la valutazione dei consumi energetici dell’edificio. BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method) è una certificazione dell’efficienza energetica oggi diffusa in tutta Europa, analogamente al LEED negli Stati Uniti e al Green Star in Australia, comprendente sia valutazioni su nuovi edifici che su ristrutturazioni e su edifici già esistenti. L’analisi può essere suddivisa in tre aree: l’involucro esterno, i componenti interni e i consumi energetici dell’edificio.
Greentailing: la sostenibilità come valore vincente
Greentailing è un termine nato in questi ultimi anni per definire proprio il cosiddetto Retail Verde, ovvero un approccio al punto vendita che considera la sostenibilità come un elemento essenziale e sempre più conveniente. I costi dell’energia e dello smaltimento dei rifiuti stanno infatti crescendo in modo esponenziale, i comportamenti “non green” di aziende e cittadini sono sempre più penalizzati, mentre lo sviluppo di tecnologie sostenibili si rivela un’alternativa vincente anche dal punto di vista economico.
Cresce inoltre la consapevolezza che “non esiste un piano B per il pianeta” come dichiarato da Marks & Spencer nel proprio piano strategico, già diversi anni fa. I consumatori si aspettano quindi che le aziende diventino sempre più propositive nell’adottare politiche in grado non solo di rispettare, ma di tutelare il patrimonio più importante per la vita, il benessere e il futuro di tutti: la natura.